L’impiego di questo gas a scopo terapeutico venne scoperto a Parigi negli anni venti, nel centro termale Royat alla periferia di Clermont-Ferrand, specializzato in balneoterapia carbo-gassosa per trattare alcune malattie arteriose periferiche.
Furono tre medici che lavoravano in questa struttura a intuire l’utilità della somministrazione di questo gas termale per via sottocutanea. La maggior parte delle donne che praticavano queste terapie, notavano apprezzabili miglioramenti estetici nella loro silouette dopo alcune sedute di balneoterapia.
Iniziò così la storia di quella che verrà definita poi carbossiterapia.
In Italia la carbossiterapia iniziò ad affermarsi a metà degli anni ’80. Nel 1990, presso la stazione termale di Rabbi (TN), sotto la direzione scientifica del Prof. Ezio Bellotti, iniziarono i primi studi clinici in Italia.
Nel 1994 al XVII congresso nazionale della società italiana per lo studio della microcircolazione di Firenze, venne presentato un primo lavoro “Effetti sulla microcircolazione cutanea della inoculazione sottocutanea di CO2” di Curri e Coll.
Da allora in poi, in tutto il mondo, seguirono moltissimi studi scientifici sui benefici della somministrazione di anidride carbonica sulla circolazione sanguigna, in particolar modo sul microcircolo.
Dati istologici dimostrarono la sostanziale innocuità della tecnica. La somministrazione del gas inoltre aveva anche una azione lipoclastica (distruzione del grasso per adipocitolisi), senza causare danni a livello della trama connettivale, sede delle maggiori strutture vascolari e nervose.
Questo dato fu particolarmente importante, in quanto giustificò l’impiego di tale metodica nel trattamento di inestetismi legati all’accumulo di grasso, come le adiposità localizzate e la cellulite.
La seduta consiste nella infusione del gas nella cute o sotto la cute mediante iniezione con aghi molto sottili.
L’uscita del gas può essere regolata mediante un flussimetro e il numero delle iniezioni varia a seconda del tipo di trattamento e della patologia da trattare.
Una volta che il gas si è diffuso in maniera sufficiente nei tessuti, la procedura è conclusa, mediamente bastano 30 minuti circa.
La zona trattata apparirà più gonfia (per la presenza del gas), arrossata e calda; questi segni svaniscono nell’arco di circa 15-30 minuti.
Nei pazienti trattati è possibile riscontrare:
Va usato GAS MEDICALE, che viene ulteriormente purificato da appositi filtri. Va inoltre sempre garantito l’accurato rispetto della asepsi, come in tutte le terapie iniettive e la sterilità del sistema di infusione.
Di seguito le maggiori indicazioni cliniche per cui è utile la carbossiterapia:
CELLULITE E ADIPOSITA’ LOCALIZZATE
SMAGLIATURE E CICATRICI
ANTI-AGING
CUTE LASSA
IRREGOLARITA’ CUTANEE (infossettature, retrazioni, skin titening)
RUGOSITA’ VISO COLLO MANI e DECOLLETE’
TRATTAMENTO ULCERE CUTANEE
INSUFFICIENZA VENOSA
ACROCIANOSI E FENOMENO DI REYNAUD
PSORIASI
ALOPECIA
Come in tutte le procedure mediche, esistono delle controindicazioni che devono essere conosciute e che limitano in maniera assoluta o relativa la carbossiterapia:
CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE
Gravidanza, insufficienza cardiaca grave, insufficienza renale acuta, infezione della pelle nelle sedi di inoculazione, neoplasie in atto, trombosi acuta, angina pectoris.
CONTROINDICAZIONI RELATIVE
Utilizzo di antiaggreganti e/o anticoaugulanti, terapia con inibitori della anidrasi carbonica, anemia.
Gli studi inerenti la sicurezza ed il metabolismo della anidride carbonica sono stati eseguiti prevalentemente nella ricerca dell’utilizzo di questo gas in chirurgia laparoscopica al fine di ottenere l’ambiente idoneo (es. pneumoperitoneo) per poter operare.
Nel caso del suo utilizzo in medicina estetica, come confermato da tutti gli studi pubblicati, la carbossiterapia si è rivelato un trattamento totalmente sicuro e non tossico per l’organismo.
A tal proposito, la CO2 è un prodotto della respirazione: si producono circa 450 litri, pari a 900 grammi di anidride carbonica al giorno, con valori che variano da 200ml/minuto a 2 litri/minuto in base all’attività fisica. In un trattamento di carbossiterapia mediamente si introducono nell’organismo 1.5-2 litri con flussi che possono arrivare ad un massimo di 100-150 ml/min.
Altro aspetto importantissimo inerente la sicurezza della metodica, è utilizzare apparecchiature sicure e certificate.
Il miglioramento clinico dipenderà dal tipo di patologia di base (alcune condizioni rispondono meglio di altre), dalla risposta individuale del paziente, ma anche dal tipo di macchinario utilizzato per inoculare il gas e, non per ultimo, dall’esperienza del medico operatore.
Se praticata con apparecchiature sicure e certificate, la carbossiterapia è in grado di trattare una moltitudine di patologie e condizioni cutanee legate all’invecchiamento con effetti sorprendenti.